Mi trovo al primo piano di un edificio che ha qualcosa di familiare. Sembra una specie di ufficio arredato come un’abitazione privata.
Fuori è una calda giornata di sole, per cui tutte finestre sono aperte. Ci sono altre persone con me: gente sulla quarantina e un ragazzo amante delle poesie di Dylan Thomas.
Nel cielo, verso nord, inizia ad avvicinarsi un fronte nuvoloso molto compatto. L’edificio rivolge verso quella direzione due delle finestre spalancate. Noi tutti siamo tranquilli, perché pensiamo che un temporale non ci farà male se resteremo al coperto. Basterà chiudere le imposte quando inizierà a piovere. Queste rassicurazioni vengono demolite da una bufera di vento e pioggia che si riversa improvvisamente all’interno con una forza impressionante. I soprammobili cadono a terra e si rompono, in un attimo tutto viene ricoperto da un velo d’acqua. D’istinto ci ammucchiamo dietro una parete per ripararci.
Sfidando il vento mi sporgo dal muro che mi protegge e cerco di capire che cosa sta succedendo. Da una delle finestre rivolte verso nord vedo un’enorme onda, come uno spaventoso tsunami, dirigersi proprio verso la nostra direzione.
Propongo di contrastare il vento e tentare di chiudere e barricare le due finestre che danno a settentrione. Con la prima non riscontriamo problemi. La seconda, tuttavia, è bloccata da alcune pesanti coperte zuppe d’acqua, finite lì in chissà quale modo. Rinunciamo al nostro intento e chiudiamo direttamente la porta della stanza.
La tensione è altissima. L’ondata arriva e sbatte contro la parete settentrionale dell’edificio superando poi l’abitazione. Incredibilmente gli infissi della porta e della finestra che abbiamo barricato reggono. Riesco appena a immaginare la devastazione della stanza che è rimasta con la finestra aperta. Un senso di impotenza mi assale.
Il peggio, comunque, sembra essere passato. Il cielo è ancora grigio, ma non più minaccioso come prima. Verso sud, nel giardino, si avvicina un essere grigio con lunghe braccia che arrivano fino a terra e dita sottili e scheletriche. Ci nascondiamo. Io mi appiattisco contro il radiatore sotto a una finestra e guardo sopra di me. C’è ancora un po’ di vento che muove la tenda bianca: con la luce sinistra che filtra, appare come il velo di un fantasma.
Un senso d’inquietudine mi assale quando una mano, lunga e grigia, con dita scheletriche, varca la soglia della finestra e scende verso la mia direzione. La tenda intralcia i movimenti della creatura aliena. Più volte è sul punto di toccarmi, ma infine desiste e ritrae la mano. Osservo con circospezione all’esterno, mentre quell’essere si dirige verso un altro edificio più a est. A ore dodici, in mezzo a un prato, l’alieno ha lasciato incustodito il suo mezzo di trasporto: un classico disco volante di colore grigio metallico.
A quel punto cerco di convincere le persone che sono con me a uscire per raggiungere il mezzo. Tutti sembrano ben disposti, meno che il ragazzo amante delle poesie di Dylan Thomas. Riesco a convincerlo solo mettendomi a parlare di poeti maledetti e cose oscure. Alla fine saliamo tutti nel disco volante che da dentro sembra un comunissimo autobus.
Ora, in qualche modo, mi appare chiaro che la furia naturale che abbiamo vissuto poco prima è ricollegata all’arrivo dell’essere alieno. L’extraterrestre, che sicuramente non è giunto da solo, sta modificando gli equilibri geo-climatici terrestri. La natura, insofferente, si palesa furiosa attraverso vulcani, terremoti, tsunami e trombe d’aria.
NdA: Ho fatto questo sogno probabilmente influenzata da un libro di fantascienza che stavo leggendo in quel periodo: “Novilunio” di Fritz Leiber. Nel racconto, un pianeta alieno compare poco più distante della Luna, dando vita a una serie di catastrofi naturali che portano caos e distruzione su tutta la Terra.
©Monique Namie
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Brava Monique! Sai che tempo fa facevo anch’io sogni del genere? Una volta sognai, ad esempio, che in Medio-Oriente sperimentando geneticamente crearono una stirpe di uomini-pterodattilo, capaci di scavalcare qualsiasi protezione, di arrivare volando a fiotti dietro ogni finestra e poi polverizzandole in pochi secondi. Mi svegliai terrorizzato 😀 Questo brano fa parte di un futuro romanzo o nasce come racconto a sé?
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Io, stranamente, quando faccio sogni del genere non mi spavento più di tanto, è come se sapessi che è solo un’illusione.
Fantastici gli uomini-pterodattilo! 😀 Comunque questo racconto finisce così. Lo scopo principale è quello di raccontare ciò che ho visto nel sogno. Poi, chissà, potrei prendere spunto dalle immagini dei miei sogni per creare una storia più lunga. Al momento, tuttavia, ne ho già una in lavorazione in cui sono presenti catastrofi e ufo.
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Ovazione per leggere Fritz Leiber.
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