Un libro abbandonato
nelle mani della notte,
sulle scalinate di una chiesa
con la sua copertina dorata
mai da nessuno apprezzata.
Prende vita e si agita,
freme di brividi scosso dal vento…
Lo guardo
e mi sento quel libro;
divento quel libro, abbandonato
sui gradini di una chiesa
in una notte vuota.
E sopra i tetti delle vecchie case
le folgori dipingono disegni
di rabbia e misticismo.
Lo sento chiedere aiuto:
le pagine si sbracciano disperate
inciampando su polvere e foglie.
“Ti aspetterò qui
anche dopo la pioggia,
anche dopo che mi sarò dissolto.”
NdA: Scritta verso la fine del 2016, l’idea di questa poesia è maturata lentamente. È iniziato tutto con un avvenimento: un’iniziativa di volontariato in cui erano stati messi dei libri su una scalinata e ogni persona interessata poteva “adottarne” uno o più. L’idea che quei libri sarebbero rimasti fuori tutta la notte, esposti alle intemperie, ha fatto nascere in me dei pensieri.
I versi in corsivo sono da considerarsi come parole del libro rivolte a un possibile lettore.
“Abbandonato”.
Tutti i diritti sono riservati © Monique Namie
Una delle tue migliori, forse la migliore! Le “mani della notte” è un’immagine molto bella, ma tutto quanto lo è. Inizia a metterla in lista come candidata per partecipare a quella cosa che sappiamo (e che non diciamo, per non attirare concorrenza indesiderata 😄).
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Grazie, sono contenta che quell’immagine ti sia piaciuta. Nella poesia originaria era semplicemente “un libro abbandonato/una notte”, ma nella revisione ho deciso di apportare delle modifiche. Probabilmente se la rileggo fra qualche mese mi vengono in mente altre cose per migliorarla. 😀
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