È il mese di maggio del 1996 e numerose spedizioni commerciali attendono nel campo base di poter raggiungere la vetta del monte più alto del mondo. I gruppi sono composti da gente impreparata che ha pagato per avere la guida di alpinisti esperti – come Rob Hall e Scott Fischer – e mettere piede in cima. A causa di una sfortunata combinazione di più eventi, la spedizione si conclude tragicamente.
Il film narra le vicende realmente accadute durante la disastrosa spedizione del 1996 sul monte Everest. All’inizio parte quella che è la soundtrack che mi ha colpito di più, “The Call”. Quando ho rivisto il lungometraggio per la seconda volta, sentire questa melodia mi ha messo addirittura i brividi. Secondo me esprime perfettamente vari concetti: l’immensità della natura, la desolazione dei ghiacci, la fragilità dell’uomo e al contempo la forza d’animo che lo spinge a compiere imprese al limite dell’impossibile.
L’Everest se ne sta lì, gelido e immobile. È un gigante eterno che sfida l’uomo con la sua sola presenza. A un’altezza superiore agli 8.800 metri, il clima è talmente inospitale che potrebbe essere quello di un ambiente alieno, e forse è proprio per questo che alimenta i sogni degli animi più avventurosi. C’è chi vuole raggiungere la vetta per collezionare una nuova meta, chi lo fa per essere d’ispirazione per gli altri, chi per sconfiggere la depressione di una vita insoddisfacente. Qualunque sia il motivo che spinge una persona a un’impresa tanto ardua, non si può non ammirare e sostenere un coraggio che ha in sé qualcosa di poetico.
Ma all’Everest non importa nulla delle passioni umane, non conosce amore o romanticismo e non riserva pietà per nessuno. Succede, così, che la scarsa preparazione di alcuni e l’organizzazione poco accurata fanno ritardare l’ascesa del gruppo. Come se ciò non bastasse, altri inconvenienti finiscono per complicare notevolmente la situazione.
Durante il film non ci sono grandi momenti di suspense. Chi conosce la storia sa già come andrà a finire e quindi il tutto appare come un diario, una pagina di giornale o un documentario, ma non per questo è meno commuovente.
I personaggi che più mi sono rimasti dentro sono: Rob Hall, che ha una moglie a casa che lo aspetta e una bimba che vuole veder nascere; Yasuku Namba, che giunta in cima ringrazia; Beck Weathers, che ci fa capire che per quanto disperata sia la situazione, c’è sempre una speranza.
Un film che consiglio soprattutto agli amanti dei film drammatici basati su fatti realmente accaduti.
© MONIQUE NAMIE
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Grazie, amo i film drammatici basati su eventi realmente accaduti! Lo metto in lista! 🙂
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Grazie a te per il commento. Se lo guarderai, poi fammi sapere. 🙂
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