Ho scoperto di recente un nuovo hobby che potrebbe considerarsi una vera e propria arte: colorare vecchie foto in bianco e nero manualmente con un noto software per il fotoritocco.
Le foto in bianco e nero hanno già di per sé bellezza e fascino, i colori non servono di certo ad arricchirle, piuttosto per aiutare chi guarda a immergersi più profondamente in quel tempo. Perché anche se la foto ritrae il soggetto in una scala di grigi, nel luogo e nel momento dello scatto i colori c’erano.
Già saprete che esistono dei programmi che, con un semplice click, colorano automaticamente la foto in pochi secondi, ma il risultato della colorazione manuale credo sia di gran lunga qualitativamente superiore. Per inserire i colori nella fotografia che vi propongo sotto ho impiegato all’incirca due ore (senza contare i vari ritocchi).
Ho scelto uno scatto del fotoreporter Evaristo Fusar che ritrae l’alunno Germano Faini di quinta elementare.
Dopo la tragedia del Vajont del 9 ottobre 1963, il primo giorno di rientro a scuola fu assegnato come compito quello di fare un disegno libero. Quasi tutti gli alunni disegnarono la diga e la montagna.

Fonte foto originale: corriere.it
©Monique Namie
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Interessante.
Sicuramente colorare a mano è tutt’altra cosa.
Bellissimo lo scatto che hai scelto.
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Grazie 💙
Colorare a mano prende molto tempo, però dà grandi soddisfazioni. A me è sembrato un po’ come dipingere.
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dare vita alle immagini attraverso il colore è come ridarle loro una seconda vita. Molto sentita la riflessione riguardo l’immagine che hai scelto, una tragedia che quelle persone si porteranno dentro tutta la vita…
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Grazie, Max. Mi piace l’idea di dare una seconda vita alle foto 🙂
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Il risultato è notevole!
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Grazie, Luisa! 😘
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Hai fatto un notevole lavoro. Ho apprezzato soprattutto che tu sia riuscita a mantenere le ombre senza appiattirle sotto la coltre del colore. Davvero notevole. Complimenti, Monique!!🌹
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Grazie mille, Marcello! C’è una tecnica particolare usata proprio per non andare a intaccare le ombre originali 🙂
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