“Viaggio al centro della terra” di Jules Verne

Titolo italiano: Viaggio al centro della Terra
Titolo originale: Voyage au centre de la Terre
Autore: Jules Verne
Prima pubblicazione: 1864

Eccomi a parlare con gran ritardo di un’opera famosa dopo che in molti l’hanno già fatto.
Poiché trovo faticoso leggere i classici il cui stile non è nelle mie corde (forse a causa di brutti ricordi scolastici), per anni ho procrastinato. Dunque, questa è l’opinione di una lettrice che si è trovata davanti a qualcosa di ignoto, pur essendo conscia di avere tra le mani un libro famosissimo dalla trama conosciutissima. Per me era tutta una novità, poco contenuto mi era noto, a parte il fatto che della gente doveva raggiungere il centro del globo terrestre.
Con Viaggio al centro della terra ho iniziato in modo rilassato. Ho letto il primo capitolo e mi sono fermata a pensare per dei mesi al modo antiquato di esprimersi. La parola che più ha continuato a girarmi per la mente è stata il desinare. Durante questa pausa ho iniziato a guardare il viaggio in Islanda degli Stepsover (in camion 4×4 camperizzato), senza sapere che ciò avrebbe segnato in me un cambiamento. Mi è sorta la curiosità di approfondire questa terra disseminata di vulcani e ghiacciai, tormentata nel profondo dalla faglia tettonica che la attraversa. C’è un punto in cui si può letteralmente camminare tra il continente americano e quello europeo!
Allora mi è ricapitato in mano per caso il libro di Verne e, nel secondo capitolo, ho assistito a un’interessante digressione del professor Lidenbrock sulla lingua islandese (l’Islanda mi stava perseguitando!), che in parte ricorda il tedesco, in parte il greco, in parte anche il latino. Insomma, ho iniziato a vedere il testo che avevo davanti con crescente curiosità. I video degli Stepsover poi mi hanno anticipato l’ambientazione nella penisola di Snaefellsnes dove c’è lo Snaeffelsjokull, il ghiacciaio citato da Verne proprio in Viaggio al centro della Terra.
A questo punto ho avuto la sensazione che l’universo cospirasse contro di me per spronarmi ad andare avanti. Era giunto il momento.

Lo zio del narratore, il professor Lidenbrock, è un geologo. L’Islanda è una specie di paradiso per i geologi. Questo incipit realistico e a incastro perfetto mi ha entusiasmato. E devo ammettere che dopo un po’ ho iniziato a prendere familiarità con lo stile ottocentesco e a trovarlo persino scorrevole.

Quanto mi piacciono i lunghi viaggi complicati e avventurosi. Forse è per questo che amo coprire distanze piuttosto lunghe usufruendo solo di treni regionali. La spedizione di Lidenbrock parte a fine maggio da Amburgo, attraversa Copenaghen, s’infila nello stretto del Sund con un veliero, passa tra le Orcadi e le Shetland, entra in contatto visivo con le isole Faroe per arrivare puntuale in Islanda a fine giugno.
Verne riesce a evocare i luoghi attraversati in modo nitido come se ci fosse stato di persona. Dell’Islanda descrive il territorio, le abitazioni e i costumi degli abitanti in modo particolareggiato. Che sorpresa scoprire che invece non è mai stato in quella terra e che per le sue descrizioni ha preso spunto da mappe e conversazioni con studiosi dell’epoca.
Il nipote del professor Lidenbrock, che è anche la voce narrante, è colui che riesce a tenere viva l’attenzione con la sua visione in prima persona degli eventi. Spesso sembra sul punto di mollare. Valuta ogni appiglio che gli possa offrire una buona scusa per fermarsi, ma ogni volta qualcosa lo spinge più avanti e un passo tira l’altro.
Nelle viscere della Terra scendono in tre: il professor Otto Lidenbrock con il nipote Axel e la guida islandese, Hans. È impressionante pensare che a un certo punto queste persone si trovano con chilometri di roccia sopra le loro teste, e dopo le rocce, forse un oceano in tempesta. Ci sono momenti di precarietà in cui tutto sembra perduto, ed è proprio grazie a questi momenti che ho iniziato a provare ammirazione per l’ostinata determinazione di Otto Lidenbrock. Il professore sembra avere una doppia personalità. Per gran parte del tempo cela i sentimenti verso il nipote mostrandosi severo e autoritario, ma un tragico avvenimento lo ammorbidisce, e il modo in cui dimostra il suo affetto è quasi commovente.
Discendere negli abissi della Terra è come un viaggio a ritroso nel tempo. Si superano strati su strati appartenenti a diversi periodi geologici. Ho trovato le vicende narrate molto affascinanti. Non mi aspettavo nemmeno grandi colpi di scena, e invece mi sono trovata di fronte a eventi del tutto inaspettati e sorprendenti. Anche se non mancano elementi concepiti dalla fantasia dell’autore, tutto è solidamente ancorato su ragionamenti scientifici. Ora capisco il successo di questo classico considerato un precursore della fantascienza. Solo una cosa mi lascia perplessa: come fa una zattera di legno a galleggiare per delle ore nella lava senza bruciare?
Nel libro che possiedo, appartenente alla Collection Hetzel, sono compresi altri due racconti di Jules Verne: Un dramma al Messico e Dieci ore di caccia. Come per Viaggio al centro della Terra, la parte più difficile per me è stata iniziare. Dopo aver familiarizzato con lo stile e i personaggi, anche questi due racconti d’avventura hanno saputo intrattenermi.


© MONIQUE NAMIE
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12 pensieri riguardo ““Viaggio al centro della terra” di Jules Verne

    1. Ci sono parole che riesco a tollerare in un testo dell’ottocento, ma che inevitabilmente risvegliano in me spiacevoli ricordi che finiscono per rallentare la lettura.
      Oltre a “Viaggio al centro della Terra” ho acquistato anche “Dalla Terra alla Luna”.

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  1. ricordo moltissimi anni fa di aver visto il film tratto da questo libro, all’epoca mi affascinò da morire, sarà perchè a me la fantascienza in genere mi ha sempre appassionato, sta di fatto che quest’opera mi rimase in mente per molti anni.
    Bellissima come sempre l’attenta e approfondita recensione che hai fatto di quest’opera straordinaria e intramontabile, un classico di tutti i tempi..
    Buona giornata, un abbraccio 😉

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    1. Sono d’accordo sul finale. Il libro inizia in modo abbastanza lento con molte descrizioni. Verso la fine, a partire dall’innesco della carica esplosiva nel tunnel, ho percepito un cambio di velocità. Nonostante ciò il racconto del viaggio mi è piaciuto moltissimo.

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  2. Un libro che ho letto molti anni fa… di fama lo conoscevo già, ma ricordo che dopo che mio padre ne aveva cantato le lodi, ero corsa a leggerlo, poi ho letto “Il giro del mondo in 80 giorni” … Mi sono piaciute molto le tue considerazioni e concordo con te: un vero “precursore della fantascienza” ^_^

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