La serie TV in questione è tratta dall’omonimo romanzo di Stephen King, di cui avevo parlato qui la settimana scorsa e che rientra nel filone della fantascienza dei viaggi nel tempo.
Il regista è J. J. Abrams, che io ho imparato ad apprezzare in Star Trek del 2009 e Star Trek – Into the Darkness.
Quando ho iniziato la visione, stavo ancora leggendo il libro. Cercavo comunque di tenermi sempre un po’ più avanti nella lettura rispetto gli episodi della serie.
Gli episodi si discostano leggermente dalla trama del libro. Per esempio, nel primo abbiamo un’anticipazione. Quando George Amberson torna nel passato, si catapulta immediatamente a fare ricerche sul tizio che avrebbe manipolato mentalmente Oswald convincendolo a uccidere JFK. Incontra subito Sadie per un breve momento e solo nel secondo episodio gli viene in mente di poter fare qualcosa per un suo conoscente, che da piccolo aveva assistito allo sterminio della sua famiglia da parte del padre alcolizzato.
Il protagonista del libro è un tipo che difficilmente piange, anche nelle situazioni che lo rattristano di più, quello della serie TV ha il pianto più facile. Gli scende una lacrimuccia quando dichiara il suo amore a Sadie, un’altra quando scopre che un’amica ha una malattia terminale. Quale versione preferisco? Non saprei, entrambe possono risultare interessanti.

Nella serie TV, Amberson ha un companion, interpretato da George MacKay. Lo conosce durante la sua prima missione, e lo porta con sé a Dallas spacciandolo per il fratello minore. Con questa novità, le cose si fanno più interessanti. Nel libro il protagonista faceva tutto da sé e passava molto tempo da solo, qui si fa aiutare dal suo pseudo fratello, che ogni tanto gli combina qualche pasticcio. George MacKay, secondo me, esprime al meglio il suo fascino quando interpreta personaggi di un tempo passato. Mi era piaciuto molto anche nei panni del soldato in “1917”.
Le differenze tra romanzo e film non mi hanno infastidito, anzi, ho trovato che siano state utili ad accompagnare lo spettatore nella giusta atmosfera senza far perdere interesse. Nel libro le cose funzionano in modo diverso e più lento. Da lettrice non vedevo l’ora di girare pagina per arrivare a un punto caldo della trama. Nella serie TV le cose avrebbero potuto sembrare noiose ma, con i cambiamenti apportati, il livello di attenzione non sfuma mai.
Il libro è stato bello, il film l’ho trovato avvincente e commovente. Leggendo alcuni commenti mi aspettavo un finale estremamente doloroso, invece, secondo me, sta a metà tra l’happy e il sad ending.
Ciò che ho apprezzato di più sono le musiche e l’atmosfera anni ’50-’60. Per quanto Stephen King sia bravo con le descrizioni, è difficile riuscire a sentire una particolare musica nella mente quando si sta leggendo, a meno che non la si conosca già. Inoltre, per quanto il re dell’horror sia bravo con le descrizioni, certi colori pastello, e certi particolari della città anni ’50 e ’60 li ho apprezzati moltissimo nella versione cinematografica.
Romanzo e serie TV entrambi approvati. Dategli una chance se vi capitano sotto mano.
© MONIQUE NAMIE
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Bella e breve
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Concordo con te: di solito, i cambiamenti tra libro e serie tv mi danno fastidio, ma, in questo caso, funzionano bene per rendere il ritmo più incalzante. Credo (ma potrei sbagliare) che la buona riuscita di questo adattamento dipenda anche da un maggior coinvolgimento di King. Mi sono piaciute molto le ambientazioni e l’uso delle luci.
Ottimo commento alla serie!
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Grazie, la penso come te. A me è piaciuta particolarmente la scena del ballo. Sicuramente il coinvolgimento di King ha aiutato la buona riuscita della serie.
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Ciao, ho appena iniziato a seguire il tuo blog! Devo dire che l’articolo è veramente ben scritto, ed anche io ho trovato che la serie non si discostasse tanto dal libro, seppur quest’ultimo rimane secondo me un gradino superiore. è vero che a volte può sembrare molto lento, ma è proprio questa lentezza che mi faceva venire voglia di leggerlo ancora più velocemente. Capisco comunque che questo non si posso ripetere nella serie per tutta una serie di motivi. Anche io ho scritto diversi articoli su serie tv, se ti va dagli
un’occhiata 😉
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Ciao, grazie mille per l’apprezzamento! La lentezza nel libro è piacevole, perché comunque Stephen King riesce a tenere incollati alle pagine con il suo stile.
Appena riesco faccio un salto sul tuo blog 😊
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