“Un uomo” di Oriana Fallaci

Titolo: Un uomo
Autrice: Oriana Fallaci
Prima pubblicazione: 1979

Oriana stessa, all’inizio del libro, ci spiega cosa si sta accingendo a raccontare.
La solita tragedia dell’individuo che non si adegua, che non si rassegna, che pensa con la propria testa, e per questo muore ucciso da tutti. Eccola, e tu mio unico interlocutore possibile, laggiù sottoterra, mentre l’orologio senza lancette segna il cammino della memoria.”

In questo romanzo biografico la Fallaci scrive in seconda persona, rivolgendosi costantemente a Alekos Panagulis ormai nella tomba. Alekos è stato un politico, rivoluzionario e poeta greco.
Quella raccontata dalla Fallaci è una storia tragica che nella sua tragicità ha dei risvolti anche un po’ comici. Certi scambi di battute tra Alekos e i suoi carcerieri sono divertenti, ma la cornice in cui avvengono è la più drammatica. Sono risvolti che servono a delineare meglio il carattere forte del personaggio che riesce a fare battute anche nelle situazioni peggiori.
E il verdetto fu: pena di morte per tentata sovversione dello Stato, pena di morte per diserzione. […] Piegando le labbra in una smorfia ironica, avevi chiesto al tuo avvocato: «Come si fa ad essere fucilati due volte? »
Panagulis era stato perseguitato, torturato e incarcerato a lungo dal 1968 per aver attentato alla vita del dittatore Papadopoulos. Oriana lo conoscerà il 22 agosto 1973, giorno della sua scarcerazione. Diventarono compagni di vita fino alla morte di lui.
Sulla prima volta che s’incontrarono e lui la salutò, lei scrisse: Ed era una voce che al solo udirla si perdeva la pace per sempre.

Oriana e Alekos

“Dentro al sepolcro avevi dimenticato che cosa fosse il cielo. Era un vuoto sopra il vuoto, una vertigine sopra la vertigine.”
Amo lo stile e il modo di pensare della Fallaci. Disillusa, talvolta cinica, con un animo rivoluzionario, con una mente libera, con dei pensieri originali, mai plagiata da niente e da nessuno. Capisco come abbia trovato in Panagulis un compagno di vita.
Le sue opinioni hanno spesso suscitato polemiche e attirato antipatie. Per il fatto di dire la verità venne spesso tacciata di essere cattiva.
Se non sei almeno comunista, caro mio, l’America non ti vuole. Comunista o fascista o socialista o buddista, insomma un ista che obbedisca a un’autorità costituita, un uomo-massa che sia catalogabile, incasellabile, prevedibile, commerciabile, non una particella aberrante che rappresenta soltanto se stessa, che nel computer non corrisponde a una scheda precisa, sicché a interrogarlo i suoi ingranaggi si inceppano.

In Oriana coesiste una sorta di amore-odio verso il genere umano e in questo libro si nota bene. Tutta la storia è dedicata a un uomo che combatte solo, che non si fa imbrigliare da -ismi e -gie e che muore ucciso da tutto. Il genere umano al 99% è “un fiume di lana”, “un gregge”, che crede di pensare da solo, ma che in realtà si fa inconsciamente guidare da chi sta al potere.

La morte viene paragonata a un buco nero che lentamente risucchia la stella facendole fare giri concentrici per l’universo attorno all’imbuto che conduce verso la singolarità spazio-temporale. Quello che c’è dopo è mistero. Per qualcuno c’è un posto migliore, per qualcun altro non c’è assolutamente nulla, il vuoto.
Le 510 pagine di questo romanzo-verità si sono fatte leggere volentieri e mi hanno ispirato come solo la Fallaci sa fare con il suo stile e i suoi ragionamenti.
Morto un tiranno se ne fa un altro, e spesso i futuri tiranni sono proprio coloro che hanno sparato. No, non è seminando cadaveri che si rende il mondo un po’ più sopportabile. È con le idee! Le vere bombe sono le idee!


© MONIQUE NAMIE
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Monique Namie

2 pensieri riguardo ““Un uomo” di Oriana Fallaci

  1. Complimenti vivissimi, Monique Namie, per questa recensione che definirei eroica perché ci fa capire che il tempo degli eroi è morto e che invece è sorto il mondo dell’ “uomo-massa che sia catalogabile, incasellabile, prevedibile, commerciabile” e non soltanto per l’America.

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