Harmonium, poesie di Stevens Wallace

Titolo: Harmonium
Autore: Wallace Stevens
Prima pubblicazione: 1921
Raccolta di poesie
Consultabile su Internet Archive
Harmonium audiobook

The pine-tree sweetens my body.
The white iris beautifies me.

[da “In the Carolinas”]

L’alieno, Thomas Jerome Newton, nel romanzo L’uomo che cadde sulla terra leggeva una raccolta di poesie di Stevens Wallace. E così, per curiosità, ho cercato una pubblicazione rientrante nel mio periodo prediletto (non oltre il ’45).
Harmonium è la prima raccolta poetica di questo autore simbolista ed è definita di “raffinata ed enigmatica eleganza”.
Non mi sento mai troppo motivata a leggere raccolte poetiche, ma questa ha almeno due punti a suo favore. Le poesie sono (quasi tutte) relativamente corte (fa eccezione The Comedian as the Letter C che è lunga tredici pagine e poche altre) e i versi sono liberi. Infatti tendo a mal sopportare quelle poesie che, nel tentativo di seguire una metrica precisa, falliscono nel veicolare le emozioni.

Ciò che ho notato è che spesso nelle poesie di Stevens la natura è una tematica dominante: alberi, piante, animali, il mare, il cielo, la luna, il vento, la terra si trovano spesso tra i suoi versi. E ciò a contribuito a farmi piacere di più le sue poesie. C’è anche un senso di ciclicità rivelato in parole che si ripetono spesso come girare, rigirato, ruotare. Una cosa si trasforma in un’altra, il costante mutare degli eventi, niente resta immobile troppo a lungo.

Il simbolismo del colore è un’altra parte essenziale nella poetica di Stevens. Molti critici hanno espresso opinioni e cercato di associare diversi significati ai diversi colori. I dibattiti sono tuttora in corso. La critica simbolista Veena Rani Prasad propone la seguente combinazione di colori per leggere Stevens.
Blu: immaginazione
Verde: fisicità
Rosso: realtà
Oro: sole
Viola: piacere nell’immaginazione

A un certo punto mi è sembrato di percepire l’influenza di Baudelaire tra i versi. Non per l’uso del francese: Stevens ha affermato di usare il francese in alcune opere semplicemente per gusto personale. Ma in alcune poesie ho percepito un sapore che ricorda I Fiori del Male, con descrizioni di cose morte e marcescenti. Un esempio da Le Monocle de Mon Oncle:
An apple serves as well as any skull
to be the book in which to read a round,
and is as excellent, in that it is composed
of what, like skulls, comes rotting back to ground.

Una mela funge al pari di un teschio
come libro in cui leggere un tondo,
ed è altrettanto eccellente, in quanto composta
da ciò che, come i teschi, ritorna alla terra marcendo.

In alcune poesie si percepisce una critica alla monotonia, alla mancanza di fantasia e gusto artistico che hanno quelle persone pragmatiche nella vita mondana. Disillusionment of Ten O’Clock, che trovate tradotta più sotto, è una specie di inno all’originalità. Cito poi, come esempio, alcuni versi da Six Significant Landscapes.
Rationalists, wearing square hats,
think, in square rooms,
looking at the floor,
looking at the ceiling.
They confine themselves
to right-angled triangles.

I razionalisti, con cappelli quadrati,
pensano, in stanze quadrate,
guardando il pavimento,
guardando il soffitto.
Confinano se stessi
in triangoli rettangoli.


TRADUZIONI

Traduco di seguito alcune delle mie poesie preferite del libro, accompagnate da un’interpretazione che ho scritto aiutandomi grazie a varie fonti.

L’uomo di neve

Si deve avere una mente invernale
per scrutare il gelo e i rami
dei pini incrostati di neve,

e a lungo aver avuto freddo
per scorgere i ginepri irti di ghiaccio,
i rugosi abeti nel brillio distante

del sole di gennaio; e non pensare
a un tormento nel suono dell’aria,
nel suono di poche foglie,

che è il suono del suolo
intriso dello stesso soffio
che spira nello stesso spoglio luogo

per l’ascoltatore, che ascolta nella neve,
e, niente in sé, osserva
niente che non sia lì e il niente che è.

Interpretazione:
Pubblicata per la prima volta nel 1921 nella rivista Poetry. La poesia si direbbe un elogio alla prospettiva e alla relatività delle cose. L’inverno, di solito associato a qualcosa di freddo e negativo, un momento di stasi, la morte, qui assume un ruolo positivo. Stevens sembra voler dire che tutto dipende dal punto di vista dell’osservatore e dell’ascoltatore. “Si deve avere una mente invernale […] e a lungo aver avuto freddo” è come se con queste parole dicesse che bisogna avere delle particolari esperienze, un particolare vissuto personale per vedere le cose da un certo punto di vista, per apprezzare cose che sono apprezzate solo da pochi.
Testo in lingua originale: The Snow Man
Approfondimento: The Snow Man di Wallace Stevens – Di Gianluca D’Andrea

Fabliau della Floria

Veliero di fosforo
sulla spiaggia di palme

spingiti lontano nel paradiso
negli alabastri
e nei blu notte.

Schiuma e nuvola sono un’unica cosa.
Aridi mostri lunari
si dissolvono.

Riempi il tuo buio scafo
con bianca luce di luna.

Non ci sarà mai una fine
a questo mormorio della spuma.

Interpretazione:
Qui c’è davvero poco o niente da interpretare. Lo stesso autore, in una lettera scritta nel 1939, dice che questa poesia “non ha molto senso“. Ma gli è sempre piaciuta per “la sensazione delle parole e la reazione e le immagini che le parole creano“. Quindi l’apprezzamento è del tutto emotivo ed estetico. Il poeta Mark Strand suggerisce un’interpretazione psicologica nella quale la barca è la mente umana che si trova sulla soglia tra il mare e la battigia, ovvero su un livello liminale, tra coscienza e percezione.
Testo in lingua originale: Fabliau of Florida

Dominio del nero

Di notte, accanto al fuoco,
i colori dei cespugli
e delle foglie cadute,
si ripetono,
girati nella stanza,
come le foglie stesse
che girano nel vento.
Sì: ma il colore delle cicute pesanti
è venuto a grandi falcate
e ho ricordato il grido dei pavoni.

I colori delle loro code
erano come le foglie stesse
che girano nel vento,
nel vento del crepuscolo.
Si sono rovesciati sulla stanza,
proprio come volarono dai rami delle cicute
giù a terra.
Li ho sentiti gridare – i pavoni.
Era un grido contro il crepuscolo
o contro le foglie stesse
che girano nel vento
che girano come fiamme
trasformate in fuoco
che gira come le code dei pavoni
trasformato nel forte fuoco,
forte come la cicuta
piena del grido dei pavoni?
O era un grido contro la cicuta?

Fuori dalla finestra,
ho visto in che modo si sono adunati i pianeti
come le foglie stesse
che girano nel vento.
Ho visto com’è arrivata la notte,
è venuta a grandi falcate come il colore delle pesanti cicute.
Ho avuto paura.
E ho ricordato il grido dei pavoni.

Interpretazione:
Pubblicata per la prima volta nel 1916 e poi selezionata dall’autore stesso per l’antologia This is My Best. Questa poesia, a mio avviso, parla chiaramente dell’arrivo della notte. Tuttavia, le immagini inquietanti che accompagnano la venuta del buio (il grido dei pavoni, il vento del crepuscolo), lasciano intendere che probabilmente si tratta di una notte dell’anima, una notte emotiva, un periodo buio come potrebbe anche essere quello di qualcuno che soffre di depressione. Non a caso la cicuta è una pianta ripetutamente usata in passato come veleno, o in bassissime dosi come analgesico. Una delle mie immagini preferite in assoluto è quella del paragone tra pianeti e foglie: i pianeti che si raggruppano come le foglie che volteggiano e si ammonticchiano spinte dal vento.
Testo in lingua originale: Domination of Black

Cy Est Pourtraicte, Madame Ste Ursule, et Les Unze Mille Vierges

Ursula, in giardino, trovò
un letto di ravanelli.
S’inginocchiò a terra
e li colse e li raggruppò
con intorno fiori
blu, oro, rosa e verdi.

Vestiva di broccato rosso e oro
e nell’erba posò un’offerta
di ravanelli e fiori.

Disse, “Mio diletto,
sopra i tuoi altari,
ho messo
la margherita e il papavero,
e rose
fragili come neve d’aprile;
Ma qui”, disse,
“dove nessuno può vedere,
faccio un’offerta, nell’erba,
di ravanelli e fiori.”
E poi pianse
temendo che il Signore non avrebbe accettato.

Il buon Signore cercava nel Suo giardino
nuova foglia e tinta ombrosa
e questi erano i Suoi soli pensieri.
Udì il basso accordo di lei,
metà preghiera e metà canzoncina,
e sentì un sottile fremito
che non era né amor sacro
né pietà.

Questo non è scritto
in nessun libro.

Interpretazione:
Questa poesia fu resa pubblica per la prima volta nel 1915 nella rivista Rogue e descrive il momento di preghiera di una donna che si trova in un giardino. Il rituale prevede qualcosa di diverso dal solito e così anche la risposta del Signore è davvero poco ortodossa. Viene lasciato intendere che quello che il Signore prova verso la donna che ha messo in atto il rituale d’offerta è un sentimento umano quanto più carnale. Qualcuno potrebbe trovare la poesia blasfema proprio per questo. Non a caso un editore dell’epoca rigettò la pubblicazione di questa è altre poesie definendole come “recondite, erudite, provocatoriamente oscure“. Il titolo pare derivare da una traduzione francese di Legenda Aurea, in riferimento al martirio di sant’Orsola e dei suoi undicimila seguaci per mano degli Unni.
Testo in lingua originale: Cy Est Pourtraicte, Madame Ste Ursule, et Les Unze Mille Vierges

Disillusione delle dieci in punto

Le case sono infestate
da vestaglie bianche.
Non una che sia verde,
o porpora a strisce verdi,
o verde a strisce gialle,
o gialla a strisce blu.
Non una di queste che sia insolita
con maniche di pizzo o cordone
e adornata di perle.
Nessuno che sogni
babbuini o pervinche. Solamente,
un vecchio marinaio se ne va,
ubriaco e sonnolento nei suoi stivali,
a caccia di tigri
nel clima rosso.

Interpretazione:
La poesia appare come un inno alle stravaganze e ai sogni originali. Stevens credeva che l’immaginazione fosse assente o estremamente atrofizzata nella vita mondana e nelle persone che ne fanno parte (quelli che indossano semplici “camicie da notte bianche”). L’immaginazione è nella vita avventurosa e incerta di un marinaio ubriaco che nella notte sogna di acchiappare tigri nel meteo avverso.
Testo in lingua originale: Disillusionment of Ten O’Clock

Per chi è curioso di saperne di più sulla raccolta:
The making of harmonium su Internet Archive


© MONIQUE NAMIE
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2 pensieri riguardo “Harmonium, poesie di Stevens Wallace

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