“Quando sono caduta dal cielo” di Juliane Koepcke

Titolo originale: When I Fell From the Sky. The True Story of One Woman’s Miraculous Survival
Autrice: Juliane Koepcke
Prima pubblicazione: 2011

Il libro non è ancora stato tradotto in italiano, ma per chi mastica un po’ l’inglese è facilmente comprensibile.
L’autrice, Juliane, a diciassette anni è sopravvissuta in modo miracoloso a un disastro aereo. In questo libro racconta la sua vita e il momento della sciagura il 24 dicembre 1971. Fu l’unica superstite del volo LANSA 508 e nei momenti in cui era cosciente ricorda persino la caduta da tre chilometri d’altezza, ancora legata con la cintura di sicurezza alla fila di tre sedili di cui due ormai vuoti. L’aereo era andato in pezzi mentre volava sopra la foresta amazzonica nel mezzo di una tempesta.

Juliane è nata in Perù, ma è vissuta anche in Germania, terra natale dei suoi genitori. A scuola in Perù ha imparato lo spagnolo e a casa il tedesco dai genitori. Ha sempre amato la natura e gli animali, probabilmente influenzata anche dai genitori che erano uno biologo e l’altra ornitologa.
I genitori di Juliane erano così in gamba che le fecero da insegnanti durante il periodo in cui vissero nel mezzo della jungla, a Panguana, e lei non poteva frequentare la scuola. Con i loro insegnamenti riuscì a passare gli esami finali e addirittura migliorò in quelle materie in cui non andava benissimo. Mi ricorda un po’ il film Captain Fantastic. Comunque a scuola le contestarono il fatto di non aver seguito regolarmente le lezioni e così dovette rifrequentare l’anno successivo. Bah.
L’aereo della LANSA su cui salirà è soprannominato Mateo Pumacahua, come un eroe nazionale che combatté per l’indipendenza del Perù e venne fatto a pezzi dagli ispanici. All’aeroporto Juliane fa conoscenza con due ragazzi che parlano inglese e uno di loro scherza dicendo: “Speriamo che non venga fatto a pezzi anche l’aereo.” Quale macabro presagio.
Alcuni passaggi della storia hanno delle sfumature inquietanti, per esempio quando lei si sveglia sporca in mezzo alla foresta amazzonica e valuta tutte le ferite subite. Alcune sono molto brutte, ma non troppo gravi, considerando che è caduta da tre chilometri d’altezza senza paracadute.

Se invece del libro preferite guardare il documentario Wings of Hope del 1998 (anche questo in inglese), trovate il link alla fine. Io l’ho guardato e l’ho trovato molto intrigante, soprattutto la parte in cui Juliane torna nella jungla con una spedizione e trova i resti dell’aereo, e oggetti d’uso comune come il manico di un cucchiaio, la cerniera metallica di una valigia, il tacco di una scarpa da donna, un pezzo di vassoio.
Sembra incredibile che Juliane riesca a continuare a viaggiare in aereo e addirittura a ripercorrere la strada che ha seguito anni prima dentro la foresta amazzonica mantenendo un atteggiamento tranquillo. La mia personale ipotesi è che abbia una mente molto scientifica che le permette di lasciare da parte l’emotività nei momenti in cui è più utile la logica. Infatti fornisce anche una possibile spiegazione scientifica di come sia riuscita a sopravvivere con ferite minime dopo una tale caduta.
Oltre al documentario esiste anche un film del 1974, I miracoli accadono ancora, di un regista italiano. Le scene esterne furono girate a Lima e Pucallpa, quelle interne negli studi di Cinecittà.
Conoscevate questa storia?

Documentario: Wings of Hope
Film (inglese): I miracoli accadono ancora
Film (italiano, ma senza finale): I miracoli accadono ancora


© MONIQUE NAMIE
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Monique Namie


9 pensieri riguardo ““Quando sono caduta dal cielo” di Juliane Koepcke

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